Mercoledì 6 luglio 2022 Arena Francesca da Rimini / Il consenso nel mondo antico e i suoi riflessi nella modernità / Giovanni Brizzi e Gino Bandelli
Le parole per un omaggio. Sono quelle che Oriana Maroni, già direttrice della Gambalunghiana, ha riservato a Marcello Di Bella, ideatore del festival del Mondo Antico.
La Biblioteca Gambalunga da lui retta per 12 anni, dal 1998 al 2010, divenne la sua cabina di regia e luogo da dove far fermentare la sua progettualità culturale.Svolse un ruolo fondamentale per la crescita dei servizi museali, basti pensare dall’inaugurazione della Domus del Chirurgo, al Museo degli Sguardi, alla riorganizzazione dei servizi bibliotecari.
Inventore di modelli culturali, aveva assunto come ‘precetto’ istituzionale la rilettura dell'antico, per analogia e per differenza, considerandola un atto costitutivo della cultura moderna contemporanea e anche dell'avanguardia, spingendosi sulla soglia dell’ipermodernità. Sue le invenzioni di sigle divenute paradigmatiche nel panorama delle manifestazioni culturali italiane, da Cosa fanno oggi i filosofi? antenata degli attuali festival di Filosofia, alla creazione di archivi dedicati al Design balneare (al Centro Culturale Polivalente di Cattolica) sino ad arrivare a Rimini ad “Antico/Presente”, nato nel 1999 come ciclo di commenti magistrali realizzati nell'Anfiteatro romano, poi diventato: "Festival del Mondo Antico", assiema ad un’altra serie dal titolo "Meditazioni riminesi. L’antropologia del presente”.
L’intervento di Giovanni Brizzi
Presenza costante sin dalle prime edizioni, il professor Giovanni Brizzi è un testimone e protagonista storico del Festival riminese. Si parte dal significato e dalla accezione nel mondo romano del verbo acconsentire e della sua naturale evoluzione quando la concordia ordinum dello stato viene completata appunto dal consensus omnium bonorum; per aprire un discorso ampio che scorre a maglie larghe eppure sottilissimo nella filologia e nella ricchezza di relazioni storiche con cui Giovanni Brizzi spiega il ruolo del consenso nel mondo romano ed evidenzia come, nella storia dell'Occidente, Augusto sia stato uno dei più grandi costruttori di consenso.
Rimini ne reca il simbolo con l'Arco, emblematico messaggio politico e strumento di propaganda del potere. Dunque un grande retaggio augusteo, lasciato intatto fino a noi, quello della pax e dell’età dell’oro vissuta da Roma durante il suo regno, un po’ quello che il mainstream da anni cerca di propagandare con i media anche oggi.
L’intervento di Gino Bandelli
Rivedere l'antico per similitudine e differenza è assunto a modello dell'intervento del professor Bandelli che racconta come il Il mito di Roma abbia avuto una enorme fortuna in tutto il mondo occidentale dall'umanesimo al fascismo. Retaggi antichi sono presi a modello dal regime come strumenti della conquista del consenso. Bandelli prende le mosse dalla vittoria mutilata. a seguito della Prima Guerra mondiale, che induce l'intervento del personaggio più noto del tempo, Gabriele D'Annunzio, insaziato protagonista del decadentismo di casa nostra, per inoltrarsi nell’uso del repertorio lessicale che proviene dalla esperienza della Roma antica (e porta ad esempio fascio littorio, aquile, gladio,lupa capitolina, la parola dux, e le parole legionari e manipoli, derivanti dal mondo militare romano). Il regime si muove nel riuso di un repertorio parallelo che attinge alla retorica romana e sfrutta le mitizzazioni dell’età augustea come il ritorno del 'regno della pace' che il fascismo avrebbe avviato con l’avvio dell’economia agricola e la fondazione di nuove colonie. Negli anni '30 si celebrano i millenari di Virgilio e di Orazio e di Augusto, rispettivamente nel 1930, 1935 e 1937 che ebbero un enorme seguito e popolarità anche internazionale. Sono tutte occasioni di corrispondenze tra le fonti antiche e il programma politico e la potenzialità propagandistica del fascismo.